La spalla dolorosa nella Pallavolo
Il dolore alla spalla è uno dei problemi più frequenti di chi pratica la Pallavolo, non solo tra gli atleti professionisti, ma anche tra i dilettanti e, soprattutto, nei bambini
L’articolazione della spalla è un struttura anatomica il cui scheletro, composto da omero, scapola e clavicola, si raccordano in due articolazioni fondamentali: la gleno-omerale e l’acromionclaveare.
L’articolazione gleno-omerale possiede la particolarità di lavorare sospesa nel vuoto ed è costituita dalla estremità sferica della testa omerale, che ruota su una superficie della scapola (la glenoide o glena), consentendo al braccio di compiere una rotazione vicina ai 360 gradi nello spazio.
L’articolazione acromion-claveare è formata dall’estremità della clavicola e da una parte della scapola chiamata acromion; il reciproco rapporto è mantenuto mediante una spessa capsula e robusti legamenti tesi tra di loro.
Queste articolazioni sono stabilizzate da un apparato legamentoso e muscolare assai complesso che garantisce alla spalla un ampio raggio di movimento nello spazio ed una potente e sicura leva articolare.
Il complesso muscolare, che consente la rotazione del braccio e la sua elevazione è denominata cuffia dei rotatori.
Il movimento del cingolo scapolare è controllato da ventisei muscoli, quattro dei quali costituiscono la “cuffia dei rotatori”.
Questi quattro muscoli sono: il sottoscapolare, il sopraspinoso, il sottospinoso ed il piccolo rotondo. L’azione sinergica dei muscoli rotatori risponde a forze di torsione e compressione per rendere stabile il movimento della testa dell’omero.
I tendini, in tal senso si comportano come le dita di un giocatore di baseball sulla palla.
Il dolore alla spalla nella Pallavolo è sicuramente un problema molto diffuso, non solo tra gli atleti professionisti, ma anche tra i dilettanti e, soprattutto, nei bambini. Si nota in modo particolare quando si effettuano le schiacciate o le battute alte, e può dipendere da vari fattori che interessano il complesso articolare della spalla, tra le più comuni ricordiamo:
– La sindrome da conflitto subacromiale o sindrome da impingement subacromiale, è anche chiamata “Outlet Sindrome (OS)” poiché l’origine di questa patologia risiede nella regione anatomica della spalla chiamata spazio subacromiale o outlet.
– La tendinite del sovraspinoso: è una patologia che coinvolge l’articolazione della spalla, consistente in un’infiammazione e probabile conseguente degenerazione del tendine del muscolo sovraspinato.
– Spalla congelata, detta anche capsulite adesiva o frozen shoulder: la spalla congelata (anche nota come capsulite adesiva) è una condizione in cui l’articolazione della spalla diventa dolorosa e rigida.
I suoi movimenti si riducono tanto da “congelarsi” in alcuni casi, più frequenti nei giocatori di età superiore ai quaranta anni.
Analisi tecnico biomeccanica dalla rincorsa all’attacco
– Posizione di partenza: braccio del corpo anteriorizzato, braccia protese lungo il corpo intraruotate, leggermente flesse, arto inferiore destro avanti.
– Fase di stacco: angolo di stacco al ginocchio tra i 150-170 gradi, tempo di contatto al suolo tra i 300-400 millisecondi.
– Fase di volo: braccio sinistro o destro flesso caricando il gomito al di sopra della spalla, busto inarcato e ruotato per favorire l’apertura della spalla.
– Fase di impatto: colpo sulla palla con il braccio esteso, massima estensione del braccio e flessione del polso, estensione dell’arto superiore.
Valutazione funzionale nelle patologie di spalla nel Pallavolo
Test per la cuffia dei rotatori: si possono effettuare, test di contro resistenza o test di tenuta valutando sia l’integrità dei tendini, che la forza dei muscoli della cuffia dei rotatori.
– Test di Jobe: la sua positività è determinata dalla comparsa di dolore e da una diminuzione della resistenza alla spinta ricevuta. Valuta il muscolo sovraspinato, ma talvolta la valutazione della debolezza muscolare può essere resa difficile dalla sintomatologia dolorosa.
– Test di rotazione esterna contro resistenza in adduzione e Test di Patte: questi test servono a valutare il muscolo sottospinato.
Test per il capo lungo del bicipite
– Segno di Popeye o di Ludington: si effettua facendo contrarre al paziente entrambi i bicipiti con le mani poste sulla testa; una retrazione distale del ventre muscolare o una mancata contrazione è indicativa di rottura del capo lungo del bicipite.
– Palm up (o manovra di Gillchrist): il soggetto con il gomito esteso e palmo della mano supinato deve elevare l’arto il flessione anteriore mentre l’esaminatore contrasta il movimento con una mano posta sul palmo del paziente; il test si considera positivo se genera dolore.
Test per l’instabilità
– Test dell’apprensione: tale manovra determina, come suggerisce il nome, apprensione nel paziente con instabilità anteriore di spalla, che evidenzierà la situazione di “allarme” sia con l’espressione del volto che a parole (il soggetto riferisce che la spalla “sta per uscire”).
– Fulcrum test: il paziente è in decubito supino con arto abdotto ed extra ruotato di 90 gradi; l’esaminatore pone un pugno sotto l’omero prossimale a fare da “fulcro” mentre con l’altra mano esegue una spinta verso il basso del gomito; questa manovra, provocando una traslazione anteriore della testa omerale sulla glenoide determina una reazione di allarme nel paziente, simile a quella del precedente test di apprensione.
– Relocation test: se i test descritti risultano positivi, si ripete la manovra, a paziente supino, usando il bordo del lettino come fulcro ma esercitando una pressione inversa, cioè avanti e dietro, sulla testa omerale; in tale posizione diminuisce l’apprensione del paziente e si ha la possibilità di una maggiore extra rotazione che indica la positività al test.
La quantificazione della traslazione omerale utilizza una scala di gradazione consigliata dalla Society of American Shoulder and Elbow Surgeon:
Grado 0: nessuna traslazione;
Grado 1: traslazione moderata (0-1 cm)
Grado 2: traslazione lieve verso il bordo glenoideo (1-2 cm);
Grado 3: traslazione grave oltre il bordo glenoideo (2-3 cm).
Trattamento conservativo Riabilitativo, dell’atleta pallavolista
La strategia Riabilitativa nell’atleta, mira al ripristino della stabilità di spalla prima che sopraggiungono patologie secondarie tendinee o articolari. L’approccio si basa fondamentalmente su due fronti contemporaneamente:
– Posteriormente: il professionista deve allungare la capsula posteriore per contrastare l’accorciamento e l’ispessimento della stessa, tramite tecniche molto precise e specifiche di terapia manuale (Osteopatia).
– Simultaneamente: vengono insegnate manovre all’atleta che ripeterà in maniera autonoma; l’atleta si pone in decubito laterale, con il braccio interessato flesso, gomito a 90 gradi, e lo si porta in intra rotazione, aiutandosi con l’arto opposto (tecnica conosciuta come Sleeper Stretch).
Esercizio della schiacciata
– Anteriormente: poiché la stabilità data dai legamenti non è sufficiente, occorre sopperire a tale ipotonia dando una nuova informazione propriocettiva a livello muscolare. Il Riabilitatore deve far apprendere all’atleta tutti quegli esercizi, del complesso apparato muscolare anteriore della spalla, che rinforzino il gran pettorale, il sottoscapolare, e il capo lungo del bicipite, muscoli che possano contrastare e contenere l’instabilità anteriore della testa dell’omero.
Conclusioni
Un buon approccio Riabilitativo di tipo conservativo, rispettando la meccanica articolare della spalla e con il supporto dei dati strumentali appropriati (RMN, ECOGRAFIA, RX, ECC.) risulta essere preventivo e migliorativo rispetto al dolore della spalla nell’atleta pallavolista, dando una nuova informazione propriocettiva e una migliore vascolarizzazione al complesso articolare.
Concludo con una citazione: “La pallavolo è unica perché non c’è distanza fra testa e gambe, né fra cuore e anima. La pallavolo è unica perché non c’è distanza neppure fra i sei giocatori in campo e i sei in panchina“. (Ivan Zaytsev e Marco Pastonesi)
Bibliografia
Fusco A., Foglia A., Musarra F., Testa M.: “La spalla nello sportivo” – Ed. Masson 2005
Kapandj “Fisiologia articolare – I – vol.” – Ed. Marrapese 2000.